Attività artistica e Instagram

Mi sento chiamata in causa dalla mia amica artista Liana Zanfrisco che nel suo ultimo post parla di incompatibilità tra l’attività artistica e il social che tanto amiamo, Instagram.

Le dinamiche di questo social sono sempre in evoluzione e per chi come me, utilizza questo canale per promuoversi, è indispensabile mostrare costantemente il proprio lavoro, abituare i propri follower alla nostra presenza e interagire con loro. Ultimamente, tra l’altro, è cresciuto il ruolo che le stories hanno nella fidelizzazione della propria community tanto da rendere fondamentale per il proprio lavoro esporsi in prima persona, con la propria faccia e la propria voce. Tutto questo in un crescendo che spesso, se ci si trova nell’impossibilità di farlo, può portare ad un senso di frustrazione e inadeguatezza.

Liana parla dell’attività artistica, di tutti coloro che fanno lavori creativi:

Quelli che consapevolmente inventano dal nulla.

Quelli che guidati dalla propria interiorità raccontano al mondo ciò che li ispira.

Quelli il cui scopo principale è produrre qualcosa di libero e bello come se fosse un prodotto della natura stessa”.

Chi si occupa di arte e creatività in genere sa bene però che oltre alla realizzazione dei “prodotti”, che rappresenta solo la parte finale, c’è tutto un processo lungo di ricerca e sperimentazione. Di prove su prove, schizzi, progetti, studio matto e disperatissimo ed errori a go go.

Questi “tempi morti” in cui l’artista si chiude in se stesso sono assolutamente necessari, Liana parla proprio di “colloquio intimo e privato con se stesso” in cui non si “produce” nulla di vendibile o instagrammabile ma in cui si elabora e fa parte del nostro lavoro anche questo.

Ed è un qualcosa che non si può programmare o prevedere, non si può mettere nella to do List o nel calendario editoriale.

A volte può portare alla realizzazione di quell’idea fantastica che si cercava da tempo, altre volte assolutamente a nulla, altre ad un accrescimento.

In ogni caso può creare molte frustrazioni.

Innanzitutto perché non è detto che si riesca a trasformare questa idea in arte.

E poi perché, come dice Liana, l’artista ha i suoi demoni, per quel che mi riguarda sono principalmente due e non mi vergogno a dirlo.

Uno è la cosiddetta “sindrome dell’impostore“, ossia il timore di non essere all’altezza delle aspettative, di non riuscire a realizzare quelle novità che tutti si aspettano, quel manufatto nuovo e scintillante diverso da quelli realizzati in precedenza ma che ti faccia restare fedele a te stesso.

E l’altro è il timore di essere dimenticati.
E’ un qualcosa che va al di là del lavoro vero e proprio, dal fatto che si vendano i prodotti o meno. Ma riguarda la gratificazione personale e anche un pò la vanità, perché diciamocelo, noi artisti siamo vanitosi!
E per quanto sappiamo di avere il nostro bellissimo seguito se non riusciamo ad essere presenti online costantemente ci assale il timore che le persone possano abbandonarci o perdano l’interesse per noi e la nostra attività.
Attività che è la nostra stessa essenza.
Noi siamo il nostro lavoro che è anche la nostra più grande passione, quasi un prolungamento del nostro corpo
, non saprei spiegarlo diversamente.
Se quindi non si pubblica quotidianamente o non si fanno stories, dall’esterno si potrebbe pensare che l’artista non stia lavorando o non abbia nulla da condividere, nulla da dire.

Ma vi assicuro che non è così. Se sto in silenzio è proprio perché sto lavorando, perché testa e cuore sono allineati con le mie mani.
Perché sento che per crescere e migliorare devo studiare, devo sperimentare tecniche nuove e soprattutto devo avere il tempo anche di fare degli errori. Per poterli correggere in silenzio e arrivare da voi con bellissime idee.
Per potermi dare a voi raccontandomi con anima e cuore.

Ho scritto tutta questa pappardella perché a volte questo social che amo e in cui ho conosciuto persone meravigliose con cui ho rapporti quotidiani neanche fossimo sorelle, può, a volte, essere molto crudele.

Aspetto ora, come sempre, i vostri commenti, con affetto,

Valeria

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